
L’ avversario
Reading teatrale dal romanzo di Emmanuel Carrère
con Arianna Scommegna e Mattia Fabris
alla chitarra Massimo Betti
produzione ATIR
«Il 9 gennaio 1993 Jean-Claude Romand ha ucciso la moglie, i figli e i genitori, poi ha tentato di suicidarsi, ma invano. L’inchiesta ha rivelato che non era affatto un medico come sosteneva e, cosa ancor più difficile da credere, che non era nient’altro. Da diciott’anni mentiva, e quella menzogna non nascondeva assolutamente nulla. Sul punto di essere scoperto, ha preferito sopprimere le persone il cui sguardo non sarebbe riuscito a sopportare. È stato condannato all’ergastolo. Sono entrato in contatto con lui e ho assistito al processo. Ho cercato di raccontare con precisione, giorno per giorno, quella vita di solitudine, di impostura e di assenza. Di immaginare che cosa passasse per la testa di quell’uomo durante le lunghe ore vuote, senza progetti e senza testimoni, che tutti presumevano trascorresse al lavoro, e che trascorreva invece nel parcheggio di un’autostrada o nei boschi del Giura. Di capire, infine, che cosa, in un’esperienza umana tanto estrema, mi abbia così profondamente turbato – e turbi, credo, ciascuno di noi.»
Emmanuel Carrère
“I tre interpreti hanno una coordinazione magnetica: tra musica, voce e narrazione non c’è confine, è una partitura di più strumenti il cui direttore d’orchestra è Romand stesso. Sembra di assistere a una partita di tennis dove la pallina viene raccolta da una racchetta e accolta dall’altro lato del campo con una morbidezza naturale, finché non viene stoppata al volo, tra le mani: Fabris e Scommegna, alternatamente, prendono l’intera scena.”
PAC-paneacquaculture
“Sono le espressioni dei volti, che valgono più di ogni movimento, che sottolineano lo snodarsi di un racconto terribile, uno di quelli che fa vacillare la mente nel tentativo di trovare una spiegazione.”
Teatrando Milano
“Conosciamo ormai la bravura e poliedricità sia di Arianna Scommegna che di Mattia Fabris nell’immergersi completamente nelle emozioni e nel sentire del loro personaggio per restituirlo reale e vero al pubblico.”
Dejavu