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Metaforicamente Schiros


di Beatrice Schiros
regia di Gabriele Scotti
con Beatrice Schiros
coproduzione ATIR- Teatro carcano
con il sostegno di NEXT ed. 2024/25 Progetto di Regione Lombardia e Fondazione Cariplo

 

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Un rito psicomagico di ritorno al teatro che diventa un racconto di vita appassionante, esilarante, commovente.
Non vorrebbe, Beatrice, essere lì sul palco. Eppure qualcosa accade. Un primo ricordo, un aneddoto, una risata, e il racconto di un’intera esistenza prende forma, passo dopo passo, senza soluzione di continuità, attraverso un ventaglio di episodi, personaggi, pensieri che toccano tutti i temi dell’umano.
Un monologo fuori dai denti e sfacciato, delicato e amaro, nel mezzo del cammin di nostra vita, in cui Beatrice fa il punto su di sé e sulla propria esistenza.
Un racconto personalissimo eppure universale, dove ciascuno può trovare pezzi di sé, tra risate e lacrime, perché tutti ci siamo imbarcati in relazioni improbabili, abbiamo perso qualcuno di importante, siamo caduti più e più volte per poi doverci rialzare, siamo figli e viviamo il grande mistero: i genitori, cui tanto dobbiamo, nel bene come nel male.
Uno spettacolo dalla forma essenziale e denso di vita, in grado di portarci al cuore del teatro creando un fortissimo legame empatico tra attore e pubblico grazie alla sua grande interprete, Beatrice Schiros, qui per la prima volta anche autrice insieme al compagno di viaggio Gabriele Scotti.

NOTE DI REGIA

Metaforicamente Schiros è l’atto psicomagico con cui faccio pace con il teatro dopo due anni di assenza. In questo senso per me è ben più di uno spettacolo, perché è un atto curativo, qualcosa di diverso e molto più personale di ogni cosa abbia fatto finora a teatro. In questa impresa ho voluto con me il drammaturgo e amico Gabriele Scotti perché sapevo che le nostre sensibilità e la nostra ironia si sarebbero ben sposate. Condivido con il pubblico tanti fatti della mia vita, piccoli e grandi, drammatici o comici quando non imbarazzanti – diciamolo: cose che potrei e forse dovrei tranquillamente tacere- perché mi fa bene e credo possa fare bene anche a chi sarà in sala.”
Beatrice Schiros

NOTE DI DRAMMATURGIA

“Ho accolto con piacere ed entusiasmo la proposta di Beatrice di lavorare a un testo tagliato su misura per lei partendo da fatti, aneddoti, figure della sua vita, innanzi tutto perché Beatrice è una grande attrice, il mostro del palcoscenico che tutti conosciamo. Poi perché mi piace pormi come facilitatore di storie altrui, anche molto personali, trattandole con cura ed empatia. Infine perché, ascoltando i suoi racconti, mi è stato subito chiaro che quello che si stava delineando era la storia di una persona che si è persa nel momento in cui ha perso i genitori, con il forte bisogno di fare un punto sul proprio percorso di vita per ritrovare coraggio e senso per andare avanti. E questa storia mi interessa, mi riguarda.
Abbiamo scelto la forma più semplice possibile: il monologo a pubblico, un po’ stand up ma anche no. In scena ci sono solo Beatrice, con la sua forza scenica, uno sgabello e le parole che abbiamo scelto.
Personalmente amo il monologo perché, come ci segnala Silvio d’Amico nell’Enciclopedia dello Spettacolo(1954), a ben vedere è l’atto fondativo del teatro: stando ad Aristotele e alla sua Poetica, la tragedia nasce come discorso di un singolo attore al coro, che rappresenta la comunità.
Il monologo è poi la forma teatrale che crea il massimo legame empatico tra interprete e pubblico. Ecco, Metaforicamente Schiros parla direttamente al pubblico, lo interroga su tante questioni vitali puntando dritto all’emotività, nel riso come nel pianto.”
Gabriele Scotti

“… una donna risoluta e risolta, fino al punto di concedere in pasto al voyeurismo del pubblico la propria intimità con una schiettezza inaspettata. La costruzione efficace del personaggio serve però ad innalzare la temperatura scenica in vista del potente ribaltamento finale, che porta alle lacrime più d’uno spettatore.”
Edgardo Bellini -PAC PANEACQUACULTURE

“E con gli applausi al suo talento multiforme e alla libertà della persona, travolti e spiazzati dalla delicata franchezza, dall’amarezza divertita di cui è maestra, lo si può dire, non solo metaforicamente: col suo cognome greco e i ritmi perfetti Schiros è tornata.”
Chiara Palumbo -BRAINSTORMING CULTURALE 

“…è davvero impossibile non ridere.Il ventaglio di episodi, personaggi, pensieri, è molto ampio e tocca tutti i temi dell’umano, ma il coraggio con cui vengono esposti anche particolari scomodi è una rinascita alla quale partecipa anche il pubblico.”
Mariella Bussolati -MILANOFREE.IT

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