1968
progetto e regia Serena Sinigaglia | drammaturgia Paola Ponti e Serena Sinigaglia | scenografia Maria Spazzi | costumi Federica Ponissi | luci Alessandro Verazzi | con Beatrice Schiros, Irene Serini, Marcela Serli, Sandra Zoccolan | Musicisti Massimo Betti, Mauro Sinigaglia, Elvio Longato | produzione ATIR
“Era da tempo che volevo conoscerti meglio.
Non so perché ma per come ti ho ereditato io tu mi sembri quasi un tabù. Hai presente? Quel genere di argomenti che è meglio non toccare se si vuole evitare di imbarazzare, imbarazzarsi, litigare con qualcuno, fare figuracce d’ignorante o, ancora peggio, di utopista, idealista, moralista e vai con tutti gli –ista del mondo!
Eppure quando ho visto il muro di Berlino cadere pezzo per pezzo e sono andata là, tra i primi, ai piedi della porta di Brandeburgo e ho visto gente vendere ai turisti quei pezzi, contrattando sui marchi, qualcosa dentro di me si è mosso. Il disincanto era troppo grande.
Dovevo tentare di riappropriarmi del passato.
Dovevo incontrare te, che, per molti versi, sei stato il più grande stravolgimento su scala internazionale che il ‘900 abbia avuto, guerre mondiali a parte.
Dovevo confrontarmi con te, che mi sei padre.
Dovevo cercare l’incanto, ora che ero sprofondata nel disincanto.
Mi sono messa all’opera. Il tempo, come sai, è sempre troppo poco. Ma bisogna pur cominciare.
Per prima cosa mi incuriosiva il tuo carattere sovra nazionale, il tuo esserti inverato in tanti paesi diversi tra loro per cultura, storia e tradizione.
Poi mi piaceva il tuo eclettismo: dallo studio alla fabbrica, dai manicomi al ripensamento dei codici religiosi, dal rifiuto della guerra alla condizione dei neri, dalla primavera di Praga alla liberazione sessuale.
E poi la tua musica, i tuoi suoni, il sound, diremmo oggi. Eccezionale! Beatles, Rolling Stone, Hendrix, Dylan, Cohen, Doors…Non ci sono parole!
Con Paola Ponti sono andata in cerca di documenti originali: volantini, discorsi pubblici, libri, testimonianze… Solo documenti originali, che abbiamo tentato di montare tra loro in maniera analogica. Volevamo che fossi tu a parlare attraverso le voci di quanti ti hanno vissuto, di quanti ti hanno cantato.
E così a poco a poco è emerso un coro di voci, suoni, colori che sono andati a comporre liberamente la tela. Un quadro pieno di colori che non si picca di essere esaustivo né tanto meno di essere filologico. Non ne saremo state capaci, facciamo teatro, non storia contemporanea. E certo il cammino per conoscerti sarebbe lungo, probabilmente infinito, certo, il pericolo della semplificazione e della superficialità c’è, il pericolo di essere retorici o ancora più infido il pericolo di inserirsi nelle sterili polemiche del ’68 sì, ’68 no, esiste e fa paura.
Chi sa se riusciremo ad evitare tutti questi pericoli, posso assicurarti che ci abbiamo provato.
E tutto sommato, ne sarà valsa la pena comunque.”
Serena Sinigaglia
“Simbolico ma non concettuale, nostalgico ma senza mitizzare, 1968 è uno spettacolo gradevolissimo, che piace e sa come piacere, costruito con salda consapevolezza scenica, attorale, registica, insomma teatrale, di un teatro che vuole sì essere esperienza toccante e a tratti scomoda, ma dal quale si esce felici, sereni, positivi.”
teatro.persinsala.it
“Non si tratta solo di un bello spettacolo, ma di una meritoria operazione culturale che recupera, in particolare ad uso delle generazioni che non l’hanno vissuta, una pagina di storia che sembra negata alla memoria.” tuttoteatro.com