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Yerma


Yerma Repertoriodi Federico García Lorca | adattamento e regia di Carmelo Rifici | con Maria Pilar Pérez Aspa, Mariangela Granelli, Francesco Villano | musiche di Daniele D’Angelo | scene e costumi Margherita Baldoni | luci Alessandro Verazzi | con il sostegno di Regione Lombardia – Progetto Next, La Corte Ospitale, E45 Napoli Fringe Festival, Proxima Res | produzione ATIR

 

PRESENTAZIONERASSEGNA STAMPATRAILER
Perché mettere in scena un testo come Yerma di Lorca oggi? Mi verrebbe da rispondere: perché la poesia è sempre “un fatto” attuale, non invecchia mai. Già così potrebbe bastare, la poesia è spesso in grado di sopperire alle mancanze di una drammaturgia che appare datata. Eppure in questo testo si discute di un tema, quello della maternità e delle ossessioni che l’accompagnano, che ancora oggi ha molte cose da raccontarci.
Costruire poi lo spettacolo intorno ad un’attrice come Pilar, mi ha convinto maggiormente. Pilar porta dentro di sé Lorca come un figlio e come un’ossessione. Lorca è il suo mondo di provenienza, è il suo atto di nascita, la sua colpa, non solo perché è attrice spagnola, ma soprattutto perché è una donna, come tanti personaggi femminili del poeta di Granada, che hanno dentro di sé il dolore e la vita, mischiati, senza lucidità per separarli, con l’inquieta sensazione che possano essere sinonimi. Pilar è donna di spiccata personalità che vive, come tante ancora oggi, il problema di non essere madre, se non delle proprie idee e delle proprie scelte, a cui manca però del coraggio per ammettere, come lo stesso autore sembra suggerire, che “la vita senza figli è la migliore”. Il teatro è il figlio di Pilar, e Pilar si porta dentro Lorca come un figlio, che è un peso importante, ma che spesso è anche zavorra, etichetta, convenzioni che quel mondo può inculcare: non solo una tradizione, ma anche le sue censure. Le donne di Lorca scontano con il dolore e la morte la pena di vivere in un mondo fatto per gli uomini, Pilar, attraverso Lorca, compie un atto terapeutico: quel mondo, croce e delizia, serve a fare i conti con il passato, con le scelte, con le delusioni e i dolori, perché possa infine trasformarsi in sogno, in poesia. Ma anche in leggerezza, perché il testo è pieno di possibili comicità involontarie, i personaggi di Lorca, talvolta e con incoscienza, sembrano contenere quella ironia che ha fatto grande la cinematografia di Almodovar, non a caso in Tutto su mia madre il regista chiudeva il film con un omaggio a Lorca. Senza scimmiottare il Maestro, ci siamo permessi di rompere alcune tradizioni, che vogliono un Lorca folkloristico e melodrammatico, per tentare di restituire un’atmosfera vitale, se non allegra almeno giocosa, a tratti surreale, come spesso la drammaturgia iberica è capace di fare.
Ho tagliato tutti i personaggi, Mariangela e Francesco si caleranno di volta in volta nelle figure femminili e maschili utili all’analisi del testo e ad un suo scandaglio interno. Al centro Yerma. Attraverso Lorca, Yerma-Pilar, rivivrà le paure e i desideri del suo magma originario, per infine liberarsene? O al contrario accettarlo del tutto?
Carmelo Rifici

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